"Alle sorgenti del tempo" è la nuova fatica di Maurizio Cavallo, ideale seguito, eppure preludio di "Oltre il cielo". L'avventura
abissale, di cui l'autore ci rende partecipi con questo suo diario di viaggio ai confini dell'indicibile, deluderà chi si attende
curiosità sugli extraterrestri, ma emozionerà i cercatori del silenzio. Le sbalorditive esperienze narrate nel libro si animano
in un caleidoscopio cosmico, tra "paesaggi di immane e maestosa grandezza": proprio nella magistrale descrizione di luoghi arcani
ed arcaici è la maggiore qualità dell'opera. Tuttavia, questo itinerario fantastico alle fonti dell'universo non coincide con una
fuga dalla realtà: infatti, quanto più Cavallo si allontana, in compagnia dei visitatori, dal nostro piccolo geoide, tanto più
egli penetra negli abissi dell'interiorità, scavando nelle contraddizioni della storia e degli uomini, verso i quali nutre
quell'ambivalenza che ci induce a sentirci esuli nella folla.
Il vissuto dello scrittore, radicato in un'infanzia magica ma tormentosa, si trasfigura nelle magnifiche pagine in cui si
slargano scenari la cui terribile, sublime bellezza è resa da una prosa raffinata e vibrante. Così, passi evocativi di ere
remote, di pianeti ed astri partoriti da primigenie catastrofi, sono intarsiati con intuizioni sul senso della creazione.
Un unico brivido emotivo percorre la contemplazione di spazi incommensurabili e la pittura di intimi quadri della campagna
piemontese. Animo abituato ad auscultare le voci quasi impercettibili della natura e gli echi delle emozioni più fuggevoli,
Cavallo mostra un innato talento letterario che culmina nei capitoli intitolati Il canto di Venere e La locanda tra i due mondi.
Qui la capacità di fondere il mistero delle cose più semplici con gli interrogativi radicali sull'origine del male tocca il
diapason. Qui la riflessione si apre a dolenti conclusioni sul destino della Terra e sulle responsabilità di ciascuno di noi.
Provocatorie ed amare, sebbene resti una speranza, simile ad un esile filo di luce che penetra in una stanza attraverso una
fessura dell'avvolgibile, sono molte parole su un'umanità invischiata nella ragnatela delle illusioni spazio-temporali e
dell'egocentrismo.
Suggello del libro sono dunque gli "incandescenti lemmi di arcaica saggezza" affidati alla voce suadente di Suell:
"Quando il tempo scorrerà più rapido ed i segni ovunque indicheranno l'inizio della dolorosa metamorfosi planetaria, gli uomini non capiranno ancora che nessun maestro potrà portarli
in alto, se prima non troveranno le proprie ali; nessun demone potrà scaraventarli in basso, senza le tenebre dei propri errori".
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